Bomba al gelato by Brigitte Glaser

Bomba al gelato by Brigitte Glaser

autore:Brigitte Glaser [Glaser, Brigitte]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Emons Libri
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


DIECI

Ansimando Adela infilzava i bastoncini nel suolo tenero della foresta. Praticare in montagna il nordic walking metteva alla prova la sua circolazione molto più del Rheinpark. Si concedeva solo piccole pause costringendo le gambe ad andare avanti. Si era lasciata alle spalle il Geroksruhe, mancava ancora un tratto alla torre televisiva. Un fresco sole mattutino splendeva sul sentiero e la foresta odorava di aglio orsino giovane. Per lei, solo un anno prima sarebbe stato inimmaginabile praticare quello sport, aveva sempre deriso quelli coi bastoncini. Nel frattempo, però, camminare era diventata una parte così rilevante della sua quotidianità che il giorno prima, per quanto sconvolta, non aveva dimenticato di infilare in valigia i bastoncini. Quando si dice che a una certa età non si cambiano più le proprie abitudini! Con lei Yaghob ci era riuscito. Quando due anni prima i dolori alle ginocchia erano diventati insopportabili, si era ricordata del fisioterapista. Conosceva quell’amabile persiano da quando aveva fatto nascere sua figlia e così gli aveva parlato dei suoi dolori. Dopo una serie di terapie antidolorifiche particolari, tra cui la termoterapia, Yaghob le aveva raccomandato una cosa su tutte: doveva fare del movimento in modo regolare, meglio se del nordic walking. Inizialmente, per poter girare inosservata coi suoi bastoncini, era andata alla Königsforst, ma col tempo sgambettare nell’affollato Deutz non le creava più imbarazzo. Come stava facendo quando aveva visto Kuno con la rossa. L’intimità con cui lei gli aveva accarezzato la mano le trafiggeva ancora il cuore. Chi era quella donna? Kuno si era rifugiato da lei? Era lei la Elly dei sogni, quella che l’aveva depredata del sonno per tante notti?

Contava di ricevere le risposte a quelle domande a Überlingen, da Lothar Menke. Quando aveva risposto al telefono di Kuno, Menke le era sembrato un tipo brusco e riservato, perciò preferiva non chiamarlo ma fare un’improvvisata presentandosi davanti alla sua porta di casa. Non si sarebbe sbarazzato di lei facilmente.

La torre della televisione svettava davanti a lei e Adela decise di salire in cima. Ancora una volta si offrì ai suoi occhi una vista grandiosa sulla città e sulla valle. Stoccarda era molto bella e vista dall’alto sembrava tranquilla. Da lassù si poteva solo indovinare quali oscuri segreti e paure si nascondessero nelle file di case di Gablenberg e Gaisburg, nelle eleganti ville adagiate sulle colline o negli alti grattacieli a sud della città. Chi o cosa aveva allontanato Kuno? Che cosa gli impediva di tornare nella sua città natale?

Determinata a non tornare a Colonia senza aver dato risposta a quelle domande, scese dalla torre, afferrò i bastoncini e prese la via del ritorno, passando davanti ai campi da tennis, al palazzo del ghiaccio e a ristoranti di circoli e associazioni sportive. Quando fu già in vista delle prime case di Gablenberg, il telefono squillò.

“Pfeifer, buongiorno collega,” si presentò una voce sconosciuta. “Mi ha chiamato?”

Adela si sforzò di riportare il respiro a un ritmo tranquillo prima di rispondere. La sera precedente, prima di dormire, aveva riflettuto un po’ su come avrebbe potuto condurre la conversazione con Pfeifer.



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